Sembra una cosa sciocca, o quantomeno superflua. Avvisare i bambini di quello che accadrà. Invece è un piccolo accorgimento molto utile e molto rispettoso dei loro bisogni.
I bambini vivono nel presente, il qui e ora è l’unica dimensione. Non programmano – beati loro! -, non immaginano ciò che accadrà a meno che non rientri in una consolidata abitudine (all’importanza delle abitudini dedicherò un post a parte). Se stanno giocando stanno giocando, punto. Se il genitore interrompe il gioco perché bisogna uscire o fare il bagnetto o qualunque altra cosa, per quanto abbia ottime ragioni da un punto di vista adulto, di fatto risulta brusco. Compie un atto che per il bambino è imprevisto e poco gestibile. La reazione più probabile è l’opposizione, più o meno intensa e veemente. Lui o lei vuole continuare a fare quello che sta facendo ora e non vede nessuna ragione per interrompere, anche se gli si sta proponendo una cosa in sé bella (per es. uscire per andare al parco). Non è ora.
Per questo è importante avvisarli. Noi programmiamo sempre e tutto, sappiamo cosa dovrà accadere.
Quindi possiamo informali che fra poco tempo gli sarà chiesto di smettere di giocare perché bisognerà uscire, o vestirsi o cenare. Possiamo invitarli a concludere il gioco che stanno facendo in modo che abbiano la possibilità di completare effettivamente la loro attività. Possiamo concretizzare questo “fra poco tempo” in modo più tangibile (quando finisce la canzone, quando te lo ridico…). Potrebbe essere utile ribadire l’avviso poco tempo dopo perché risulti più efficace. Poi al momento preannunciato dovremo esercitare la nostra autorevolezza di genitori e invitare il bambino a terminare, ricordandogli di averlo avvisato. Possiamo costruire col bambino un rituale di saluto degli oggetti da riporre per facilitare il distacco. Se poi tutto questo non basta, sarà la nostra determinazione e ferma decisione (non rabbia) a fare la differenza. Null’altro.
Questo piccola attenzione rende l’interruzione, che seguirà inevitabile, non inaspettata, non brusca, pertanto diminuisce la possibilità di trovarsi di fronte a un’opposizione del bambino o addirittura alla sua rabbia. Gli dà modo di avere un tempo interno per passare da uno stato all’altro, di vivere un passaggio e non una frattura. Questa esperienza, ripetuta nel tempo, consente al bambino di affrontare i cambiamenti, di regolare emotivamente il prima e il dopo e introduce gradualmente e naturalmente la nozione interna di ora e poi.
Dott.ssa Silvia Trombetta
Educatore Professionale – Counselor
Articolo tratto dal blog “L’arte di educare”
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