Quando una donna diventa mamma i meccanismi e le dinamiche interiori subiscono profonde trasformazioni.
Per molte donne si riattivano automatismi arcaici di relazione con la propria madre, per altre l’obiettivo principale è distanziarsi il più possibile dal modello acquisito, l’evidenza è che diventare madre attua nella donna una profonda trasformazione a livello psicologico.
Gli aspetti positivi del generare sono già stati analizzati da diversi autori (A.Scopesi P. Viterbori; Katherine Ellison) , la gioia di essere mamma, il partorire una creatura che dipende in tutto e per tutto dai genitori, il sentimento di onnipotenza, sono tutte sensazioni appaganti e speciali, per non parlare della gravidanza che viene comunemente classificata come un periodo meraviglioso per la gestante, tuttavia esiste un’altra faccia della medaglia che spesso spaventa e per la quale si tende a nascondere ciò che si prova e si pensa.
Gli aspetti negativi come la depressione post partum, il baby blues, l’irascibilità sono aspetti socialmente riconosciuti e trattati ma il vissuto reale intimo di una neomamma sembra spesso qualcosa di cui vergognarsi.
Appena il bambino nasce non è sempre “amore a prima vista” e difficilmente è “come lo si era immaginato”.
Accettare questa consapevolezza mentre tutti quelli che vanno a trovare il nascituro raccontano quanto sia meraviglioso e magico l’evento crea una grande confusione all’interno della mamma. Il dato più evidente che una mamma in difficoltà con la relazione con il nascituro si trova ad affrontare è il giudizio degli altri, sembrano sempre sapere tutti cosa debba provare la donna o cosa sia giusto o non giusto fare.
Molte mamme davanti al nascituro sono confuse su cosa stanno provando e sono gli altri che riempiono la sua mente con qualcosa che proviene dall’esterno e non dall’interno.
Prendersi il proprio tempo è molto importante e la mamma deve concederselo.
Lo psicoanalista D. Stern ha scritto molto sulla costruzione dell’identità materna, un processo complesso e continuo che inizia prima della gestazione e ha termine molto dopo la crescita del figlio. Stern scrive: “L’assetto materno non nasce nell’istante in cui il neonato emette il primo vagito; la nascita di una madre non ha luogo in un momento specifico, ma emerge gradualmente dal lavoro che si è andato cumulando nei molti mesi precedenti e successivi all’effettiva nascita del bambino. Ogni neomadre sviluppa un assetto mentale fondamentalmente diverso da quello che aveva in precedenza ed entra in un campo dell’esperienza sconosciuto alle non-madri.”
L’insicurezza delle proprie capacità spinge ad affidare all’altro il sapere che lo riguarda, mentre è fondamentale attingere alle proprie risorse per rafforzare la nuova identità. Nel diventare madre una donna attraversa una modifica soggettiva dei processi cognitivi e emozionali che riguardano la percezione del sé.
Questo comporta una profonda crisi che richiede adattamento al disordine che si vive. L’idillio che la donna aveva immaginato di colpo non si realizza e questo disincanto crea sensi di colpa e delusione che solo lentamente ed accettando tali sentimenti potranno modificarsi.
D.W. Winnicott sottolinea l’importanza di sapere che l’aggressività è una componente dell’amore materno scrive infatti: “Ci sono persone che rimangono colpite quando scoprono che un neonato non suscita in loro solo sentimenti d’amore“.
Riconoscere la costellazione di emozioni che si sovrappongono e si addensano senza per questo esserne spaventati migliorerà la capacità della mamma di fortificarsi nel suo ruolo nascente.
“Una parola al momento opportuno fa giustizia di tutti quanti i rancori, per dirla in termini pratici, sono convinto che sia utile far toccare con mano alle madri i loro risentimenti, anche i più aspri“. Tutto ciò permette alla mamma non più idealizzata di “odiare a volte il suo bambino, senza mai fargliela pagare” (D.W. Winnicott). Le madri che per motivi personali non riescono ad accettare queste parti di se riproporranno ciò che non è stato elaborato alle altre neomamme instaurando un circolo vizioso senza termine. L’accettazione e la condivisione permetterà di interrompere questo ciclo distruttivo dominato dalla negazione.
Dott.ssa Luisa Bonomi
Psicologa – Psicoterapeuta
Terapeuta Psicodinamico individuale e di Gruppo
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